martedì 20 settembre 2016

IO E BRUNO

 Il titolo di questo articolo, in italiano scritto è sbagliato, lo ricordo sempre ai miei studenti, suona male, più giusto sarebbe BRUNO ED IO, ma volevo calcare l'attenzione proprio sullo stretto rapporto che mi lega a quest'uomo, dottore, che mi ha rapito la lettura...
 Ancora non è finito l'incubo letterario estivo, ma intanto vorrei mettervi al corrente delle mie scoperte e, di conseguenza, dei miei seri problemi educativi.
 Ho sbagliato molto, stando a Bruno, ma non tutto e posso ancora rimediare, certo, l'importante è rendersene conto prima di lasciar andare i pargoli nel mondo adulto...
 Intanto è sbagliato guardare il mondo e giudicarlo con la nostra esperienza adulta, che certo non ha la stessa prospettiva dei bimbi, i quali vivono delle nostre parole, dei nostri incoraggiamenti e delle nostre reazioni. Ho rimediato subito ad un torto: non ho mai comprato al piccoletto una pistola giocattolo, quella ad acqua estiva sì, ma una seria per sparare a tutti no, perché già è bello agitato di suo, ho sempre temuto di istigarlo alla violenza. Invece sembra indicato, anzi vivamente consigliato ai più birichini, proprio per lasciarli sfogare, lasciarli liberi di agire e liberare l'istinto, che così si accontenta e si placa.
 Per ogni parola, reazione e rimedio anti-capriccio ritornare in dietro con la memoria, ripescare la nostra reazione e il nostro sentire ai comportamenti dei nostri genitori: si chiama empatia, vivere e soffrire con il pargolo, riuscire a comprendere quanto sta provando e rendersi conto cosa abbiamo provato noi nella stessa situazione. Bruno afferma che la punizione sia assolutamente sbagliata e controproducente, che assopisca ma non elimini il problema, anzi.
 Mai nascondere i nostri veri pensieri e sentimenti ai piccoli, lo capiscono e rimangono confusi se, ad esempio, affermiamo di voler stare con loro, che ci piace la loro compagnia, invece poi stiamo con la testa fra le nuvole, non diamo ascolto alle loro richieste e parole: corpo e anima vanno di pari passo.
 Giocare il più spesso possibile e fisicamente con i pargoli, alla scoperta corporea del mondo, partecipare alla gioia dei risultati, mai scontati o inutili; i bimbi vanno incoraggiati, spronati e mai illusi negli affetti, ma nel gioco sì: Bruno consiglia di barare per infondere fiducia in sé stesso al piccolo giocatore in difficoltà, che altrimenti abbandonerebbe il terreno senza più ritornare, mettersi alla prova e superare i propri limiti.

 Questo e molto altro, così per tremare un poco nell'educare i figli, per mettersi in discussione e cercare di fare il meglio possibile: tornerò presto su queste tematiche, i figli crescono e le esigenze sono tante. Naturalmente non a tutti piace questo approccio educativo, neanche io condivido tutto quel che ho letto, comunque resta un ottimo punto di vista, da non sottovalutare.



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