sabato 17 marzo 2018

NON BENE

 Cosa vi racconto oggi? Di un lungo pomeriggio difficile.
 Il calcio chiama, alle 13:15 al parcheggio al paesello e i genitori rispondono, anche se è sabato, anche se si è lavorato e la strada è lunga, bisogna arrivare a Montalto, almeno un'ora di macchina e i padri pistano, come si dice... Purtroppo sbagliamo strada, campo sportivo, imbocco, insomma un'odissea d'asfalto; comunque si arriva e ci si riscalda al volo, tenuta gialla, in campo pronti alle 15:30 per cominciare le danze; peccato che i nostri non siano mai entrati in gara nel primo tempo: trentacinque minuti difficili, arrancati, sofferti con poca tattica e qualche confusione, tanto che ci si ferma a rifiatare sotto di due reti, pesanti.
 Il secondo tempo migliora leggermente: bene ma non benissimo e il portiere avversario non rischia mai grosso, si alternano alcuni giocatori, ma la situazione non cambia. Fortuna il sole che bacia gli spalti, tra i genitori pochi scambi di battute spiritose; le mamme si ritrovano per chiacchiere e consigli di ogni tipo, dalla cucina ai vestiti, dai fidanzamenti alla pulizia domestica passando per la salute e la cura del corpo.
 Finisce la partita e i nostri escono a testa bassa, peccato.
 Anche per il ritorno verso casa qualche piccolo inconveniente al bivio, imbranata io.
 E allora scatta la riflessione filosofico-esistenziale: ci prepariamo, ci sacrifichiamo, ci crediamo e può andare bene o male, però la rassegnazione non si può accettare, lasciare correre e non provarci non va bene; vale la pena tutto questo per pochi minuti di gioco? I pargoli si assecondano nelle esperienze, si supportano e - in molti casi - si sopportano, d'accordo, ma...
 La squadra, gli amici, il gruppo, il lavoro, l'unione: valgono sempre?
 Questa sera mi sento così, sfinita e un poco delusa, ma poi passa.
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