Questa mattina ho partecipato alla messa nel duomo di Fabrica di Roma, per ricordare Roberto a venti mesi dalla sua improvvisa ed atroce scomparsa e per stare vicina a mia cugina e al marito, distrutti nell'animo e nel fisico; non che possa compiere molto, ma la sola vicinanza fisica specie nei giorni di festa potrebbe un poco alleviare dolore e silenzio.
Prima domenica dell'anno, si celebra Maria Santissima Madre di Dio, che coincidenza terribile: madri che hanno perso un figlio, il primogenito, unico. Ogni persona ha la propria storia, ogni umano ha il proprio destino, ogni cristiano affronta le difficoltà della vita a modo suo e non siamo nessuno per criticare, nessuno ha il diritto di giudicare, lanciare sentenze o aprire bocca.
Le mamme serbano nel cuore il dolore, le riflessioni, i pensieri più neri o quelli più intimi nel profondo, non si lasciano andare a scenate, esplosioni di pianto o manifestazioni di rabbia, cosa passa nella loro testa o nel loro intimo? Quanto dolore le affligge, quali pensieri per il futuro? Non credo esista sofferenza più grande della perdita di un figlio, se il dolore si può misurare o quantificare, resta solo la certezza che la vita colpisce e colpisce duro, quando meno te lo aspetti, come non dovrebbe mai accadere e la nostra piccola e umana mente non trova spiegazione, non trova soluzione. Forti le mamme, procedono in silenzio, tenendo stretto quel filo che non si romperà mai.
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