É sempre difficile guardare il mondo da un altro punto di vista, osservarlo magari dall'angolo opposto rispetto alla nostra educazione, al nostro interesse o condizione di vita; quando ce lo fanno notare però cambia la musica, si sente qualche dolore, bisogna cominciare a oliare gli ingranaggi del cervello.
Fino alle medie, più o meno, il mio modo di vedere il mondo era uguale agli altri, a tutti i ragazzi che frequentavo del paesello, del mio quartiere, della borgata: nessuno di mia conoscenza, ad esempio, partiva per la settimana bianca e per me era normale aspettare la neve del Cimino, giocare a pallate con quella che trovavo fuori casa e staccare i pizzarulli dalle porte delle cantine del vicinato con i miei amici.
La manifestazione della seconda domenica di ottobre esaltava il mio spirito campanilistico, ma al liceo nessuno dei miei compagni la conosceva o ne aveva sentito parlare prima delle mie coinvolgenti parole, quando invece il Carnevale di Ronciglione - ad esempio - aveva una tradizione di lunghissima data, ben nota a tutti, per non parlare della Protettrice del capoluogo.
Sempre al liceo, mi hanno fatto notare già il quarto giorno di scuola la mia stramba tendenza a raddoppiare la D di inizio parola dopo l'articolo: ad esempio "la domenica", secondo l'uso dialettale é un'unica pronuncia molto calcata sulla D appunto, per non parlare della S che diventa quasi una Z.
Sono cresciuta con i discorsi di mia madre e di tutti i parenti sull'importanza dei vestiti puliti e dignitosi, cuciti a mano, ben stirati, ma certo non di marca, nessuno frequentava negozi di alta moda o qualche via importante di luci e riflettori; ora invece, qualche volta, mi rendo conto che le persone ti giudicano dall'abito prima ancora di sentire ciò che hai da dire, per quanto interessante, o di sapere se puoi pagare il conto del ristorante.
Riflettevo, a tavola, su quanto sia cambiato anche il mio modo di affrontare la vita domestica, semplicemente già dal prosciutto: il grasso - quando ero sempre a dieta, veramente - lo evitavo, lo sezionavo, lo scartavo. Ora che fatico a guadagnare e facilmente spendo, quando i pargoli lasciano sul bordo del piatto qualcosa di buono e prezioso, non butto nulla e no! Anche il grassetto, va mangiato!
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