Ho appena terminato di leggere il terzo romanzo di Silvia Avallone, un'ottima scelta.
Si intitola "Da dove la vita è perfetta", ambientato nella profonda periferia di una grande e ricca città culturale, che divide i suoi abitanti in buoni e feccia.
Si intrecciano le esistenze di più persone, tutte accomunate dal motivo della gravidanza: non cercata, desiderata, improvvisa; causa di liti, imbrogli, crisi, abbandoni.
È, come si dice, un romanzo di formazione, per i giovani protagonisti, ma anche per i genitori e tutti gli adulti che ruotano intorno alle loro vite: i genitori hanno sbagliato nelle loro scelte, sono rimasti fregati, stanno pagando le conseguenze delle loro azioni giovanili, ma i figli subiscono e soffrono per incarnare i desideri sopiti, irrealizzati dei grandi.
Comunque le donne, il loro mondo, la loro mente, il lavoro, la famiglia, le angherie, i soprusi; gli uomini ne sono la causa in parte, sono attori non protagonisti, che con le non-scelte o le non-azioni stravolgono l'andare del tempo.
Nessuno, in questo romanzo, ha dimenticato il passato o lo ha sepolto: i ricordi, i momenti passati ritornano prepotenti e attanagliano, stringono in una morsa; nessuno si può ritenere libero da quel che é stato, specie se poi le persone del passato ritornano prepotentemente e pretendono di riprendersi il proprio ruolo, abbandonato da chissà quanto.
In particolare, ho pianto con la coppia benestante alla ricerca disperata di una creatura: il rimanere incinta diventa un'ossessione, mai sopita e mai realizzata che lentamente si trasforma nella certezza di un'adozione. Una realtà difficile, che certo non riesco a comprendere, una tenacia quella di Dora che nella lettura irrita a volte, per la sua continua ricerca di scontro con il marito, gli scatti nervosi, la meticolosità, la voglia di quella perfezione secondo la società che stenta ad arrivare.
Il più riuscito, a mio modestissimo parere, il personaggio di Zeno: giovane, sognatore fedele, serio e inquadrato nonostante la mancanza di un controllo genitoriale, per la disabilità della madre, il ragazzo della porta accanto amorevole e devoto.
Ho riflettuto molto sulla coppia senza figli, che ho associato a mie vecchie conoscenze: parlarne é sempre stato impossibile, trovare una soluzione diversa sembrava tabù; mi rendo appena conto di quanta sofferenza possa scaturire da un desiderio irrealizzabile, che diventa negli anni incubo. Ma la Avallone, in qualche modo, mostra una via d'uscita, un possibile sentiero percorribile insieme, uniti.
Consigliato naturalmente a tutte le donne e agli uomini che cercano di capire qualcosa dell'universo femminile.
Nessun commento:
Posta un commento