venerdì 4 agosto 2017

VISITA SPECIALISTICA

 Siamo appena tornati dal capoluogo, oggi pomeriggio visita specialistica per la principessa: dieci minuti in tutto, direi, non di più, consulto importante, si prendono accordi, si riempie un'impegnativa e al momento di tirare le somme, mi si chiede se si preferisce la fattura. Ho capito, meglio non pretenderla e allora, comunque, non mi bastano due carte arancioni...
 Rimango un poco sconcertata, ma avevo un vago sentore di stangata; luminare medico, specialista, professore che opera con risultati quasi miracolosi, tutto quel che si vuole, ma...
 Ora che non ho un lavoro buono, ufficialmente disoccupata, praticamente mi arrangio, mi adatto, mi abbasso, calcolo velocemente quante ore devo sgobbare per coprire una tale spesa di una frazione di ora. Meglio non soffermarmi, mi scendono le lacrime.
 Certo, ho sbagliato facoltà universitaria, ho errato nella scelta di costruire giovane una famiglia, per giunta numerosa, abito in un paesello in cui non si può chiedere più di tanto per delle semplici mansioni, ma essere anche un po' umani quando si ha davanti un caso che avrà bisogno di diverse visite, controlli, appuntamenti.
 Altra riflessione che come un lampo attraversa la mia mente sconvolta: quanto valgono i miei impegni intellettuali? Mi prodigo, mi accodo, collaboro, chiacchiero, mi consultano, correggo, parlo, valuto, scrivo: per niente.
 Non credo che sia giusto, a questo punto. Anche il mio tempo, quel poco che ci capisco, quelle povere parole che raccatto, dovrebbero avere un peso, una qualifica, un rimborso spese, o no?
 Chiacchieravo proprio ad un incontro intellettuale con una signora del campo storico-artistico, che mi ha confessato apertamente di aver accantonato tutti quelli che la contattavano per amicizia, a buon rendere o per favore e, per questo, si é ritrovata accantonata, ma ne era felice: se si deve lavorare gratis sempre e comunque, meglio dedicarsi ad altro!

Nessun commento:

Posta un commento