martedì 11 luglio 2017

NON CREDO ALLE MAGIE

 Esattamente, non credo che da un giorno all'altro si possa cambiare la propria situazione culturale, sentimentale, economica con un tocco di bacchetta magica, no.
 Credo nei miracoli di Nostro Signore, ma quella è un'altra storia, roba seria.

 Quando mi chiedono consigli per lo studio, per migliorare la scrittura, per farsi venire più idee per il tema, per redigere un buon  riassunto o tematiche simili, la mia risposta è sempre la stessa: leggere tanto e, se possibile, ad alta voce. Questo a mio avviso è il primo passo, indispensabile. Senza esercitazione, lavoro, fatica e sudore, non si ottengono risultati, in nessun campo. E poi il risultato non è comunque scontato, guardate me, sto ancora qui e non sono ancora diventata una famosa scrittrice...
 Quando mi lamento del mio aspetto fisico, quando scherzo su bilancia e allenamento, il punto è sempre quello, fermo: esercizio, rinunce e piccoli accorgimenti, non credo che sia possibile mangiare di tutto e in abbondanza senza ingrassare, ci saranno pure i miracolati dal fisico bestiale, ma si contano sulle dita di una mano.
 Certo, esistono pure quelli baciati dalla Sorte, quelli dotati dalla Natura, quelli che nascono Mozart, ma quanti? Anche se si è fortunatamente matematici, ma non ci si impegna nello studio delle tabelline, delle formule geometriche o non si prende confidenza con Euclide, Pitagora e tutto il cucuzzaro, in cosa sperare, nel miracolo della folgorazione divina per l'interrogazione di fine anno?
 Tutti conosciamo la famosa frase di Picasso:
 - Vede, mia cara, a dodici anni sapevo disegnare come Raffaello. Ma ho impiegato tutta la vita per imparare a dipingere come un bambino.
 Quindi, prendiamo esempio da Demostene, che
 si fece costruire un piccolo studio sotterraneo, conservato ancora ai tempi nostri; là scendeva regolarmente tutti i giorni e si esercitava provando l'intonazione e la tonalità della voce. Spesso ci si fermava anche due o tre mesi di séguito, non senza essersi prima rasato parte della testa perché gli fosse impossibile uscire per la vergogna di presentarsi in pubblico,53 neanche se lo avesse desiderato vivamente... Si guadagnò la fama di non essere magari particolarmente dotato di natura, ma di dovere la sua riconosciuta abilità in campo oratorio e il suo successo a un esercizio faticoso e costante... Per porre rimedio a una pronuncia poco chiara e alla balbuzie e riuscire ad articolare bene le parole, si infilava in bocca dei sassolini e contemporaneamente declamava qualche passo; volendo, inoltre, rinforzare anche la voce, faceva conversazione mentre correva o si inerpicava per qualche salita e intanto, tutto d'un fiato, proferiva discorsi o versi. A casa, poi, aveva un grande specchio, davanti a cui si collocava e preparava i suoi interventi.

http://enricia.altervista.org/Plutarco-Demostene.htm

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