Eccola di nuovo, al diavolo la dieta, i sacrifici, le rinunce, la bilancia maledetta nemica..
Domenica, a pranzo fuori, tutta la famiglia al completo, per provare un altro dei concorrenti del programma dei ristoranti, non proprio vicino a noi e, lo devo confessare, siamo arrivati ai confini della nostra provincia in un paesino di cui ignoravo l'esistenza, se non fosse stato per quel bel cuoco di Alessandro.
Siamo a Trevinano, minuscolo, arroccato su uno sperone: all'andata abbiamo percorso l'autostrada, la provinciale e pure una strana sterrata, bianca, ciottolosa e polverosa... Ma dove siamo capitati?
La trattoria é piccola e accogliente, sulla piazzetta: pareti color salmone, un'enorme testa di cinghiale, tavolo prenotato con la tovaglia a quadretti, girano le pale del ventilatore, ma il caldo secca la gola. Gianfranco ci prende la prenotazione, gli stringo la mano complimentandomi.
In poco tempo arrivano gli antipasti: crostini ottimi, poi i primi abbondanti, fatti in casa, al ragù, ai funghi e al cinghiale, ognuno il suo gusto, ognuno soddisfatto! Il piccoletto, invece, passa direttamente al secondo, carnivoro lui e si spazzola una bistecca cottura media ai ferri grande quanto il piatto, salute!
Mio marito, sempre lui, ordina dal principio alla fine, bagnando con un quartino di rosso: gusta tutto, fa la scarpetta con il pane e non fa che complimentarsi con il personale del cinghiale squisito. Inutile sottolineare che i dolci chiudono in bellezza un pranzo molto apprezzato.
Gianfranco é una persona gentile, ma riservata, direi etrusca, tutto all'opposto di Ciccio, molto più loquace e accattivante, che si é subito prestato al gioco dei voti; abbiamo speso il giusto, senza sconti, quando l'altro ristoratore invece aveva offerto i dolci.
No, dico, che mi tocchi perseguire la strada eno-gastronica, piuttosto che quella cultural-artistca?
Sarebbe un vero peso...
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