venerdì 28 luglio 2017

RICORSO

 E alla fine é successo: una famiglia ha deciso di visionare gli atti, incredula del risultato negativo ottenuto dal pargolo, grande vaccinato, ma profondamente menefreghista.
 Dunque, ho insegnato - come supplente sgangherata - in quella scuola per tre mesi e mezzo, mi sono ambientata, abituata e alla fine ero anche dispiaciuta di aver terminato l'avventura, angosciata però dal verdetto finale. Quei genitori non li ho mai incontrati, visti, conosciuti, neanche di sfuggita, per sbaglio, di corsa o per i corridoi scolastici, mai fino alla fine delle lezioni... Poi a fine luglio arriva la telefonata che ti avverte di ritornare in segreteria a firmare un documento, per l'improvviso interesse appunto della famiglia dello sfaccendato.
 Che dire? Mah, boh, sarà, forse, oddio...
 Non voglio bacchettare come insegnante, ma un piccolo esame di coscienza come genitore potrebbe scattare: caspiterina, non dico di seguire i figli come un'ombra, ma disinteressarsi completamente nelle sedi e date opportune per poi ritornare alla carica in estate, a conti e quadri fatti!
 Proprio non mi tornano le idee, non mi capacito della decisione degli adulti: non prendiamo atto dello scarso studio, del menefreghismo del figlio, no! Andiamo a sindacare sui voti dei professori, che certamente avranno ordito una congiura totale e consiliare contro il malcapitato, incompreso e povero fanciullo.
 Signori miei, qualcosa non quadra: hanno sempre ragione i figli ormai? Questi insegnanti non meritevoli e ladri di stipendio non sanno fare il proprio mestiere? Giustifichiamo sempre e comunque anche chi non dimostra il minimo sforzo?
 Fermiamoci tutti e ragioniamo, fino a dove vogliamo spingerci nel giustificare tutto?

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