Buon inizio di giornata, con i bambini del paesino riuniti nella palestra comunale per danzare e cantare i loro diritti. Tanta folla sulle tribune, come nelle migliori occasioni: anche se l'esibizione di ogni gruppo è stata veloce, tanti i familiari accorsi a salutare e fotografare, riprendere e sbaciucchiare il proprio pargolo. Veloce discorso introduttivo delle personalità presenti, i bimbi fremevano e poi via alle danze.
Da buona mamma-cronista-amica-zia mi sono goduta tutta la manifestazione dall'inizio alla fine, circa tre ore di puro e sano divertimento sonoro, dalla prima elementare all'infanzia, passando per alcuni alunni delle medie.
Manine alzate, gamba oscillante, sorriso stampato, qualche lacrimuccia al solo vedere la mamma tra il pubblico, i più grandi con le guance arrossate dalla vergogna, una menzione particolare per le classi quarte: tenuta completamente nera e guanti bianchi, con tanto di spiegazione facile da afferrare e far propria, i bambini non si giudicano dall'aspetto esteriore, dall'apparire, perché loro sono esseri umani, in cui credere e sperare per un futuro migliore.
Però i migliori sono sempre quei monelli meravigliosi di cinque anni, l'ultimo corso della scuola materna: colorati, impettiti, marcianti, seri e poi scatenati al via delle note musicali. Belli, spiritosi, sciolti tra le maestre e i clown di corsia - anche quest'anno presenti, ma marginali. E lì scappa la lacrimuccia un po' a tutti per la freschezza, la gioia e l'allegria che sprigionano durante la baby-dance; sono cose serie queste da fare con impegno!
Jean Mirò
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