lunedì 16 novembre 2015

NOI CHE ANDAVAMO IN GITA

 Ho dei ricordi bellissimi delle gite delle elementari, addirittura ho partecipato anche ad un'uscita ai tempi dell'asilo, allo zoo a Roma, tengo una foto come un santino immacolato.
 I miei genitori non sono mai stati amanti delle visite culturali: di domenica visita alla bisnonna a Canepina, agli altri nonni, oppure fiere di paese e sagre varie, fuochi d'artificio e mercati.
 Mi hanno sempre lasciato andare però, senza remore e paure, alle uscite didattiche, di un giorno da piccoli, di tre e più alle medie (tranne in prima; persa Venezia): Tarquinia, Roma e Assisi stampate in mente. Ottime occasioni per costruire amicizie, fortificare il gruppo, conoscersi anche fuori dall'aula e dal contesto scolastico; non avrei imparato così presto l'arte e la cultura di certi popoli se le insegnanti non avessero organizzato il tutto. Poi da laureata ho collaborato in diversi progetti con le maestre, guidato delle scolaresche e spiegato alcune realtà importanti.
 Oggi non è più così: almeno per quanto riguarda l'istituto comprensivo in cui studiano i miei pargoli, le uscite si effettuano nelle ore scolastiche, inevitabilmente quindi ci si sposta di pochi chilometri, mentre si sta fuori un giorno completo solo in quinta, solita meta, stesse spiegazioni.
 Pur tenendo conto che il numero dei vacanzieri estivi e invernali è notevolmente aumentato e le famiglie riescono ad allontanarsi da casa anche più volte nell'arco dell'anno, non trovo assolutamente giusto l'annullamento delle gite, niente le può sostituire, la scuola è fondamentale per divulgare conoscenza e amore per il sapere.
 Questioni di sicurezza, di competenza, di spese, non so che dire, ma che si arrivi a quattordici anni senza aver mai visitato, e quindi conosciuto, il Patrimonio Unesco vicino a noi, a mio modesto parere, è ridicolo.

Una domenica pomeriggio sull'isola della Grande-Jatte (Un dimanche après-midi à l'Île de la Grande Jatte) o semplicemente La Grande Jatte è un'opera (207,6x308 cm) realizzata tra il 1884 ed il 1886 dal pittore francese Georges-Pierre Seurat.



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