venerdì 13 novembre 2015

VENERDÌ 13

 Non sono scaramantica, non me lo permette il mio credo religioso. Adesso, ma fino alla laurea ho avuto i miei riti, le mie stranezze, i miei portafortuna.
 Ancora mi ricordo di un ragazzo più grande di noi in gita al liceo, sull'autobus in Sicilia, che ci raccontava che ad ogni compito in classe indossava sempre lo stesso paio di mutande-portafortuna anche per due giorni di seguito e quando ormai erano troppo rovinate per usarle, se le portava nello zaino, come feticcio!
 Anch'io alle superiori seguivo una prassi anti-insufficienza e per tutti gli esami universitari ho sempre infilato qualcosa di nuovo, dal semplice paio di calzini, alla maglia fino ai pantaloni e durante l'interrogazione ho sempre stretto una matita appena comprata, anche per la seduta di laurea. Come se fossero gli oggetti a determinare il voto e non lo studio di settimane.
 Da bambina riuscivo a tener la bocca ancor meno chiusa di adesso: un giorno, mentre giocavo con cugine e amiche, ho incrociato un gatto nero e ho affermato che portava sfortuna tutta baldanzosa, sicura di attirare l'approvazione delle altre. Invece una bambina mi ha guardata male e mi ha rimproverato perché l'animale viveva con la sua famiglia in casa, quale sfiga?
 Mio padre credeva nei sogni premonitori ed era sicuro, perché il calcolo delle probabilità gli dava ragione, che quando sognava una determinata azienda di lavoro l'indomani sarebbe stato un brutto giorno.
 Non credo nella coincidenza delle date, ma credo che la cattiveria delle persone possa influenzare negativamente la vita, l'esistenza, le scelte quotidiane di ognuno di noi.

Tarsie marmoree del pavimento del Duomo di Siena
La Ruota della Fortuna, una Ruota ad Otto Raggi dominata da un imponente imperatore assiso in trono, con altri tre personaggi che cercano di salire o scendere dalla ruota, immaginata in movimento. Il senso di questa figura è la rappresentazione del mutevole destino umano: procedendo in senso orario, a partire dalla figura di sinistra, infatti, si può così interpretare: regnabo (regnerò), regno (regno), regnavi (regnavo), sum sine regno (sono senza regno).




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