lunedì 23 novembre 2015

BEATI GLI OPERATORI DI PACE

“Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio” (Mt 5,9)
 
Manca un mese al Santo Natale, giornata uggiosa che non mi lascia pensare molto di positivo, mi rattrista l'anima e schiaccia il sorriso: sarà un Natale diverso, più intenso, triste.
 Mi sono venute in mente le parole del Vangelo, sempre molto attuale, secondo il mio modesto pensiero, in special modo in questi giorni di terrore e paura, ci spaventa anche organizzare una gita in treno verso Roma, per portare i figli a visitare la Città Eterna sotto le feste più meravigliosa ancora.

 Cosa possiamo realizzare nel nostro piccolo, come operare per la pace?
 Beh, ci sono tanti rimedi: iniziamo dal considerare i bimbi per come sono e non per come vorremmo fossero, piccoli adulti in affari, vendicativi, competitivi. Ad ognuno le proprie capacità intellettuali, non una frenetica corsa al voto migliore, al primo posto in classifica, al miglior piazzamento in squadra. Non li ameremmo allo stesso modo se non diventassero grandi campioni, se non raggiungessero livelli che non abbiamo potuto o voluto raggiungere noi?
 
Non parliamo male degli amici, non riportiamo quei pettegolezzi, che possono anche scappare di bocca in un momento di rabbia o delusione: meglio tacere e tenersi per sé considerazioni poco signorili o amichevoli, di cui potremmo vergognarci o che potrebbero rovinare un rapporto ben avviato.

 Non giriamo la testa dall'altra parte se una persona ci chiede aiuto, anche se non potrà onorare il suo debito, avremmo comunque guadagnato in stima, ricevendo gratitudine infinita e indiscussa. Se non usiamo indumenti, oggetti o mobilio non lasciamoli marcire in cantina, meglio donarli a chi ne farà buon uso quotidiano.

 Ricordiamoci di ridere per tutto il bello che ci circonda, a partire dalla nostra famiglia

Tail Shurek

Ho una scatola di colori
in cui ogni colore esprime una sua felicità.
Ho una scatola di colori
calda, fredda e allegra.
Non ho il rosso per le ferite e il sangue.
Non ho il nero per un bambino orfano.
Non ho il bianco per la faccia morta di un ragazzo.
Non ho il giallo per le sabbie gialle che bruciano.
Ho l‘arancione per la gioia di vivere.
Ho del verde per radici e foglie.
Ho il blu per un cielo terso.
Ho il rosa per i sogni e il riposo.
Mi sono seduta
e ho disegnato la pace.

La demeure d'un ciel – Joan Miro (1893-1983)



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