Fortuna che siamo andati con cari amici, in una splendida domenica di sole che ci ha permesso di pranzare sui gradini della chiesa, altrimenti avrei scritto tanto peggio. Appena arrivati il viale di accesso alla seicentesca Chiesa della Madonna del Ruscello è scombro da macchine per metà, chiesa sprangata appena finita la messa, manifatture artigianali scarse, nessuna forma di guida turistica - virtuale e non. Ci spostiamo oltre le bancarelle delle cianfrusaglie - abiti, attrezzature elettriche e giochi fuori norma - e troviamo la Sagra della Castagna DOP: il formicolio di persone affamate, in fila per pizzette fritte, panini imbottiti, caldarroste e altra cibaria tanto invitante quanto poco scacciacolesterolo; finiti i tavolini finita la ressa. Giro del centro storico poco animato fino alla Chiesa del Santo Protettore e di nuovo in piazzetta: caffè in un bicchierino di plastica bianco e rosso mordi e fuggi in un bar in cui l'arredo si è fermato agli anni '60...
Torniamo sui nostri passi e riproviamo con le bottegucce: fortuna sfacciata troviamo il ceraro loquace ben disposto a mostrare ai pargoli come si realizzavano le candele tra il Duecento e il Quattrocento, usciamo con un manufatto a tortiglione giallo un po' ingombrante, ma sembrava brutto non ripagare la gentilezza e la cortesia delle spiegazioni! Esultanza, la chiesa è aperta, possiamo visitarla: splendida, rimediamo anche una veloce spiegazione da una docile e timida signorina che ci dà qualche indicazione storica sul miracolo del sangue.
Di farnesiano non abbiamo visto o sentito nulla, nessuno era vestito con foggia d'epoca o esponeva una qualche imitazione storica, tanto per ricreare l'atmosfera. Invece il mercato dei prodotti agricoli del Paese era ben fornito, invitante e "ricco"...
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