"Semplicemente divino", oserei dire, niente di tecnologico, anzi tanto vero, perché ci sono i bambini seri, impegnati, veri artigiani indaffarati, le loro maestre vestite di blu e i genitori, molti in costume, calati nella parte, altri in abiti civili, ma all'opera.
Mi ha fatto immenso piacere vedere i figuranti con le manine in pasta, a modellare l'argilla, a setacciare i cereali, a girare il latte caldo, a battere il ferro, a segare i legnetti senza la distrazione di aggeggi multimediali, nessun pianto o capriccio esagerato.
Due galline e una capretta, il finto pozzo, ceppi di fuoco scoppiettante sparsi qua e là, la mangiatoia imponente e fiera, uova, farina: tutto contribuisce a dare quel tocco realistico e magico.
Urna all'entrata per un'auspicata libera offerta e poi un continuo gratuito assaggio lungo il percorso: crostate, biscottini e dolcetti secchi, di varie forme e colori, frutta secca, ricotta e formaggi, pane di tanti tipi, bruschette e vino. Inutile sottolineare che i miei pargoli hanno assaggiato e gradito tutto, anche per più di una volta, come potevano rifiutare tanto invitanti leccornie?
Bravi tutti per l'impegno, il lavoro onorevole dei preparativi - una scenografia impeccabile quella delle bancarelle rette da canne - i vestiti dai tessuti e colori azzeccati, attenzione ai particolari storici più puntuale - meno trucco e accessori vistosi: ho decisamente apprezzato la tracolla di tela per nascondere la telefonia.
Bene, molto bene: come ho già scritto, più efficace una giornata di impegno vero come questa, che mille vuoti proclami e discorsi sull'importanza dei simboli natalizi; per chi non si accontenta delle solite parole, ma è alla ricerca dello spirito del Natale, quello genuino.
Tutte le foto sono state scattate dai miei figli, niente di imposto, hanno catturato le loro emozioni.
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