Ogni essere umano, sin dalla più tenera età, culla uno o più sogni, aspirazioni, desideri alti molto alti, altrimenti che sogni sarebbero?
Ci lasciamo spesso influenzare nella scelta da chi ci circonda, da chi è più anziano e navigato, da chi ha smesso di sognare.
Sin da adolescente sono stata tanto combattuta - per natura, educazione, ambiente sociale - tra il crearmi una famiglia e seguire una qualsiasi carriera; non ho mai pensato che le due realtà potessero convivere.
I miei figli stanno crescendo, li vorrei bene educare allo sforzo, al sacrificio, a contare sulle proprie forze, e non mi sembra poco, però puntando sullo studio; sinceramente non me la sento di incoraggiarli sulla strada dello sport e dell'agonismo sfrenato. Si gioca, ci si diverte e il risultato ci sarà senz'altro, ma senza assillo, imposizioni, super-io nei confronti di chi sta vicino.
Altro punto debole e sofferente: lasciare appena possibile il paese natio, piccolo, chiuso, antiquato, antico, ripetitivo, morto, spento e chi più ne ha... Anche i piccoli centri, anzi soprattutto quelli hanno bisogno di forza ed energie giovani, idee, volontari, impegno. Chissà che fine faremo!
Di sogni nel cassetto ne ho ancora molti e, come tanti genitori, vorrei che i miei pargoli ne realizzassero qualcuno al posto mio, segno di egoismo? Forse, però ho aperto un piccolo passaggio, non dico di avergli spianato la strada non ne sarei capace, decideranno quando sarà tempo debito.
La Parigi raffigurata, sulla quale domina la Torre Eiffel, è una città fantastica in cui trovano spazio figure umane che fluttuano nel cielo ed un treno capovolto. Sulla destra in primo piano c'è un uomo bifronte, che simboleggia lo stesso pittore che guarda all'est il paese da cui viene ed all'ovest la nuova patria. Accanto a lui un gatto dai lineamenti umani sta alla finestra.
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