Sai che esiste, sai che se ne fa uso tra la popolazione giovanile, ma non avresti mai creduto possibile ritrovarti un giorno qualsiasi, in una mattinata di tranquillo lavoro, faccia a faccia, muso a muso, naso a gamba con un bel cane nero antidroga, in mezzo ad un folto e variegato gruppo di uomini in divisa, seri e preparati, nervi saldi e buone intenzioni, impegno da svolgere nel migliore dei modi.
Ciò che sconvolge non è naturalmente il fatto in sé, che ci sta tutto, necessario, doveroso, ma la triste realtà del trovare quello che si cerca, pochi sporadici casi, ma purtroppo evidenti, giornalieri, quotidiani, sotto gli occhi degli altri, accettato in modo quasi ineluttabile, non si dovrebbe fare, ma si fa, tutti conoscono gli effetti collaterali, velenosi ma si accettano, ci si può convivere.
Che serva da lezione, si spera.
Poi ti informano di altre ragazzate, stupidaggini che i grandi invece potrebbero prendere sul serio, anzi prendono sul serio: si ritrovano con la vita incasinata, denunciata e non se ne rendono conto; perché i giovani sono fatti così, agiscono per spavalderia, non riflettendo sulle conseguenze anche serie a cui vanno incontro, se non nel momento in cui vengono convocati i genitori, che devono rispondere della condotta del figlio scapestrato.
Scenate, lacrime, promesse e il giorno dopo tutti al solito posto, come se nulla fosse successo.
Esaù respinto da Isacco è un affresco (300x300 cm) attribuito al Maestro di Isacco (forse il giovane Giotto?), databile al 1291-1295 circa e situato nella fascia superiore della parete destra della Basilica superiore di Assisi.
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